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Paolo Dondarini nuovo Presidente del CRA Emilia Romagna

"Il mio obiettivo principale è far sì che ciascun arbitro possa esprimere al massimo le proprie potenzialità"​

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CRA Emilia Romagna

Fresco di nomina alla guida del Comitato Regionale Arbitri dell’Emilia Romagna, il Presidente Paolo Dondarini delinea le priorità e le sfide future.

Arbitro dal 1984, dopo i vari passaggi nazionali è stato in organico CAN dal 2000 al 2009, dirigendo 93 partite in Serie A e 104 in Serie B. Dal 2005 al 2009 è stato arbitro internazionale FIFA, collezionando 50 presenze all’estero. A livello dirigenziale ha svolto il ruolo di Componente alla CAI nella Stagione Sportiva 2009/2010 e Componente alla CAN D nella Stagione Sportiva 2022/2023.

Reduce da un’intensa Stagione Sportiva come Componente della Commissione Arbitri Nazionale Serie D, come hai risposto alla “chiamata” a questo nuovo ruolo?

“Ho accolto la nomina con un duplice sentimento. Sicuramente di soddisfazione per la fiducia che il Comitato Nazionale e il Presidente dell’AIA hanno riposto nella mia persona per un incarico delicato e impegnativo, che è senz’altro uno dei più trasversali all’interno dell’AIA perché richiede un profilo tecnico, organizzativo, associativo e gestionale. Dall’altra parte mi è dispiaciuto dover sostituire un’amica come Graziella Pirriatore, che si è trovata a lavorare nel post Covid, uno dei periodi storici più difficili, durante il quale è stata un’impresa anche solo riuscire a garantire tutte le designazioni. Negli ultimi due anni ha riportato la situazione alla normalità e da parte mia va a lei un sentito ringraziamento per consentirmi adesso di operare in una situazione migliore”.

Tanti anni sui campi di Serie A, anche da internazionale, e poi i ruoli nelle Commissioni arbitrali nazionali. Quali sfide ti attendono da Presidente del Comitato Regionale Arbitri Emilia Romagna?

“Il mio obiettivo principale è quello di far sì che ciascun arbitro possa esprimere al massimo le proprie potenzialità. Credo che sia l’obiettivo tecnico che ogni dirigente debba sempre perseguire. Non vi sono formule magiche ma dipende soprattutto dai ragazzi, dalle loro qualità intrinseche e dalla voglia che avranno di impegnarsi e di mettersi in gioco. Io posso dare il massimo della disponibilità ed esperienza ma la risposta principale deve arrivare da loro. Cercherò di metterli nelle condizioni di esprimersi al meglio, ciascuno secondo le proprie capacità. Reputo inoltre fondamentale fare un lavoro profondo sulla Prima Categoria, ovvero sui neo immessi. La ritengo la categoria più importante e per questo, oltre a curare personalmente le designazioni dell’Eccellenza, sarò sempre in contatto con il responsabile Massimo Melloni. Sarà un percorso di crescita i cui risultati si vedranno nel corso degli anni ma sarà necessario che i ragazzi capiscano che, se sotto il profilo tecnico vi è sempre margine di miglioramento, l’approccio comportamentale dovrà essere irreprensibile sin da subito”.

Ai ragazzi si richiede, oltre alla passione, anche un notevole impegno che possa proiettarli nelle categorie nazionali. Cosa devono aspettarsi, invece, dalla Commissione e dal Presidente?

“Innanzitutto, i ragazzi devono ricordarsi anche di divertirsi. Io mi sono sempre divertito ma comprendo che forse al giorno d’oggi questo aspetto possa venire meno perché si richiede loro tanto. Se esigiamo allenamento costante, professionalità e disponibilità dovremmo anche concedergli un briciolo in più sotto l’aspetto della spensieratezza, anche e soprattutto in considerazione della loro giovane età. Da noi, invece, i ragazzi devono aspettarsi l’esempio: dobbiamo essere i primi proprio in ciò che chiediamo loro e anche nella passione perché devono vedere in noi dei riferimenti e ‘pretendere’ esattamente le stesse cose”.

Quali criteri hanno guidato la scelta dei Componenti della Commissione?

“Quando mi è stato assegnato l’incarico mi è stato chiesto soltanto di fare scelte di qualità, senza suggerirmi alcun nome. La disponibilità e l’entusiasmo espressi sin da subito da tutti i Componenti mi hanno gratificato e, in generale, la soddisfazione della Commissione sarà quella di vedere la crescita e i successi dei propri arbitri e assistenti. E’ una squadra in cui credo con convinzione e per la quale metterò sempre la faccia”.

Una regione, l’Emilia Romagna, con ben quattordici Sezioni…

“Sin dal primo istante ho condiviso tante idee con i Presidenti di Sezione, con cui vi è un rapporto continuo, non solo organizzativo ma anche tecnico. Credo molto nella condivisione: scegliere senza condividere è sbagliato. È ovvio però che in alcune situazioni bisogna decidere da sé, un po’ come quando si fischia in mezzo al campo. Comunque ho trovato grande disponibilità a parte di tutti i Presidenti: ognuno di loro ha caratteristiche e modi differenti ma questa è una ricchezza. Siamo una regione che per numeri e qualità ha sempre dato tanto: non dimentichiamo che due dei tre arbitri italiani che hanno diretto una finale dei Mondiali sono emiliano-romagnoli. È vero che vi sono cicli e periodi in cui si raccoglie di più o di meno ma dobbiamo essere sempre una regione compatta e coesa, e il successo di un arbitro della nostra regione deve essere considerato un successo di tutti i nostri Presidenti”.

Supplemento on-line della rivista “L’Arbitro”
(aut. Tribunale di Roma n. 499 del 01/09/1989)